Il Barboncino Che Morde: Quando il Problema Non è il Cane, Ma Noi
Recentemente, ho incontrato una coppia di pensionati adorabili, profondamente affezionati al loro piccolo barboncino. Era chiaro fin da subito quanto amassero il loro compagno a quattro zampe e quanto desiderassero vivere serenamente con lui. Tuttavia, c’era un problema non trascurabile: il loro barboncino di tre anni li mordeva e non si lasciava toccare.
Come capita spesso, mi sono trovato di fronte a una situazione comune: proprietari che, pur con le migliori intenzioni, non comprendono appieno la natura del loro cane e si scontrano con problemi comportamentali. Ho ascoltato attentamente il loro racconto, poi ho iniziato a spiegare cosa significhi essere un cane e quale sia il loro modo naturale di relazionarsi. Volevo far capire che alcuni comportamenti problematici sono spesso il risultato di errori nella gestione quotidiana, non una colpa del cane.
La reazione della signora non è stata inaspettata: si è mostrata contrariata, incapace di accettare che il suo cane potesse non essere l’essere amorevole e bisognoso di coccole che immaginava. Mi ha detto: “Lei mi sta descrivendo il mio cane come un mostro!” La mia risposta è stata chiara: “No, le sto semplicemente descrivendo quello che è un cane, e ciò che può accadere se non lo si tratta nel modo giusto. I cani sono esseri meravigliosi proprio perché sono cani, non perché sono come noi vogliamo che siano.”
Un altro aspetto curioso di questa storia è legato ai consigli ricevuti dal loro veterinario, che non riuscendo nemmeno a toccare il cane, ha fornito indicazioni su come “educarlo”. La parte più assurda? Il veterinario ha detto alla signora che il suo cane era un “Alfa” solo osservandolo nello studio. Chiunque lavori con i cani sa quanto sia priva di fondamento questa affermazione, specialmente in un contesto così distante dal reale comportamento del cane nel suo ambiente.
Come se non bastasse, scopro che da una settimana il barboncino era sotto psicofarmaci. Ecco un altro errore comune: si cerca di “aggiustare” il cane, come se fosse un meccanismo difettoso, invece di comprendere che spesso il cambiamento deve partire da noi proprietari.
Alla coppia ho spiegato che, sebbene fosse naturale aspettarsi che io “riparassi” il cane, come un meccanico con un’auto, in realtà erano loro a dover rivedere il proprio approccio. Nonostante le spiegazioni dettagliate su come cambiare atteggiamento e comportamento, i proprietari sembravano restii a comprendere fino in fondo.
Così, ho deciso di dimostrare che il problema non era il cane. Con calma e pazienza, ho fatto sdraiare il barboncino, toccandolo anche in modi che potevano risultare fastidiosi. Il cane, contrariamente alle loro aspettative, è rimasto sereno, senza il minimo segno di aggressività. I proprietari, visibilmente sorpresi, si aspettavano che mi mordesse da un momento all’altro. Ma non è successo.
La vera lezione di questa storia è che non è mai il cane a essere il problema. I proprietari, inconsapevolmente, commettono errori nella gestione, influenzati spesso da consigli sbagliati e da una comprensione superficiale del comportamento canino. La coppia di pensionati, pur con le migliori intenzioni, si era affidata a un veterinario che, nonostante la sua buona volontà, non era in grado di gestire né comprendere appieno il loro cane.
Non biasimo i proprietari per non essersi rivolti subito a un professionista esperto, ma invito i veterinari, e chiunque si occupi di cani, a riflettere profondamente sul proprio approccio. Chi vuole imparare è sempre il benvenuto in campo con me, per vedere da vicino cosa significhi davvero interagire con un cane. Non ci si improvvisa esperti: è il cane che, con pazienza e tempo, ci insegna tutto ciò che dobbiamo sapere.
Fate il vostro lavoro, fatelo bene, e lasciate il resto a chi ha l’esperienza e la passione per farlo.